Abbiamo seguito con grande attenzione e apprensione l'evolversi della recente spedizione sul Manaslu. Finalmente oggi possiamo chiedere a Luca, guida alpina e membro della spedizione, di raccontarci la sua
esperienza personale, le sue prime impressioni, sulla Montagna dello Spirito.
Luca, avevi
già esperienze di questo tipo alle spalle?
Da qualche
anno, dopo varie esperienze su montagne di 6/7000 metri, mi sono innamorato
dell’alta montagna, dei suoi paesaggi, dell’aria rarefatta, che non ho
resistito alla tentazione di partire per questa nuova avventura!
Ti
sentivi pronto?
Per una salita del genere occorre una
buona preparazione tecnica sulle Alpi e un’ottima preparazione fisica, da
preparare (almeno per me) in modo sistematico nell’arco di un anno.
Perché
proprio un Ottomila? Quale fascino può dare una montagna così alta?
“Alpinisticamente parlando”, tentare un
Ottomila, è indubbiamente una bella impresa, quello che potrebbe essere per un
arrampicatore sportivo il salire un 8a a vista!
Quello che cercavo sul Manaslu, e che
fortunatamente ho trovato, andava ben al di là della semplice prestazione
alpinistica. Volevo cercare la mia dimensione di alpinismo, prendere coscienza
del mio corpo, dei miei limiti fisici e mentali, conoscere la cultura nepalese
e la loro filosofia di vita. Queste sono le cose che tanto mi affascinano delle
salite agli Ottomila.
Ma
a quanto pare la salita a piedi non ti bastava….
Come per le altre spedizioni
extraeuropee ho voluto portare con me gli sci, anche se ero l’unico del gruppo.
Sapevo che non sarebbe stata una cosa facile scorazzarsi gli attrezzi sullo
zaino per i 100 e passa chilometri di trekking. E durante l’ascensione alla
cima ero pronto a questa fatica aggiuntiva per provare a raggiungere il mio
scopo: salire un Ottomila senza ossigeno e portatori e scenderlo sciando!
Anche
se non l’hai fatto dalla cima, comunque sei sceso da quota 7000mt. Come è
stato?
Sono sceso dal Campo 3 al Campo base.
Discesa entusiasmante, nell’unica finestra di bel tempo. Sono riuscito a sciare
anche nei tratti più ripidi (45°), mentre i miei compagni si calavano in corda
doppia. Un’esperienza bellissima!
Come
è stato il lavoro di squadra durante la spedizione?
Convivere in spazi ristretti con un
gruppo di 8 persone, per 35 giorni, non è sempre facile. Però come s’impara a
conoscere se stessi, così s’impara a conoscere bene ogni singolo componente,
nel bene e nel male. Dopo questa esperienza, sicuramente per la prossima
spedizione fondamentale sarà la scelta accurata dei componenti del gruppo, per
evitare spiacevoli sorprese.
Cima
mancata o esperienza guadagnata?
E’ vero, non ho raggiuto la cima, ma
sono comunque molto felice di questo viaggio. Credo di poter aggiungere un
tassello importante alla mia esperienza alpinistica, ma ancor di più, alla mia
esperienza di vita…
NAMASTE!
Qui di seguito alcune foto della spedizione....
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