venerdì 29 giugno 2012

Notte prima della partenza!

Ecco la primissima foto che ci manda Luca....ancora da casa però!
Tutto il materiale è pronto. Domani alle 11.00 il volo parte da Malpensa, diretto a Biskek, capitale del Kirghizistan. L'orario di arrivo è previsto per le 2.00 di notte (ore locali).

Un grandissimo in bocca al lupo Luca e Francesco!!!

Il materiale di Luca...zaino e sci pronti!!

lunedì 25 giugno 2012

Si riparte...per il Muztagh Ata!

A un mese dalla "vacanza" sul Manaslu è già ora di preparare di nuovo i borsoni. Il 30 giugno, infatti, la nostra guida Xmountain, Luca Montanari, accompagnerà Francesco nel tentativo di salita e di discesa con gli sci dal Muztagh Ata (7546 mt)! "Una montagna bellissima", dice Luca con uno sguardo già proiettato in spazi infiniti. Situato nella provincia dello Xinjiang in Cina, al confine tra Kirghizistan e il Karakorum, "il padre dei monti di ghiaccio" si erge imponente sopra il deserto del Taklamakan.

Luca, veniamo alla tua esperienza su questa montagna...
Ho già raggiunto la cima del Muztagh Ata nel 2007. E' definita la scialpinistica più alta del mondo, perché è possibile salirla con le pelli di foca fino in cima, regalando una delle discese più belle ed emozionanti che si possono provare!

Come è organizzato il viaggio?
Entreremo in volo dal Kirghizistan. Percorreremo in jeep una parte della "Via della seta", lungo la Karakorum Highway. In un giorno di cammino arriveremo al Campo Base, a quota 4400 mt circa. Da lì cominceremo le fasi di acclimatamento.

E come sarà strutturata la salita?
Sarà necessario installare 3 campi: il primo a 5400 mt; il secondo a 6200 mt; il terzo e ultimo a 6800 mt.


Sensazioni prima della partenza?
E' senz'altro una grande opportunità per me fare da guida su una montagna così alta e affascinante, che già nel 2007 mi ha regalata emozioni fortissime. Sono entusiasta di poter fare provare quelle emozioni a un amico, che accompagnerò nel suo battesimo sulle altissime quote! Gli metterò a disposizione la mia esperienza e professionalità in questo mondo che amo tanto.

Le parole di Luca sono eloquenti e già ci fanno attendere impazienti l'inizio del Viaggio.
Luca e Francesco ci invieranno sms e, speriamo, delle foto in diretta....
Vi terremo aggiornati sul nostro blog!!

Buon Viaggio...e buona sciata!!

martedì 19 giugno 2012

Emozioni a Kalymnos (2012)


Il 26 maggio 2012 la nostra guida, Tom, partiva alla volta di Kalymnos. E' vero, ormai è una meta nota a tutti gli arrampicatori del mondo....eppure, nonostante la sua celebrità, ha conservato il suo lato autentico, tanto da emozionare Tommaso, Paolo, Emanuel e famiglia al seguito...
"Quando si sbarca sull’isola ancora non è possibile rendersene conto…bisogna svalicare un colle e poi tutto è chiaro…è vero!Kalymnos è uno dei paradisi dell’arrampicata mediterranea. Si resta a bocca aperta dalla quantità e qualità di roccia calcarea … subito appare LA GRANDE GROTTA che svela le migliaia di stalagtiti appese al suo soffitto … accanto a lei strapiombi a canne, muri rossi a tacche e lavagne grigie.
Un paesaggio brullo ma rigoglioso di macchia mediterranea : timo, origano, oleandro, rosmarino e maggiorana trasudano profumi intensi che inebriano l’olfatto … nei brevi avvicinamenti alle falesie si continuano a calpestare cipollotti che crescono negli anfratti rocciosi più improbabili.
Protagonisti della nostra avventura sono Paolo, l’ingegnere, Emanuel il fisioterapista con la sua splendida famiglia e Tom la guida.
Paolo ed Emanuel sono forti forti forti e scalano entrambi il 6b a vista, per quanto se ne dica negli ambienti alto-accademici: alla fine dei 7 giorni la cordata scala una quarantina di vie, la maggior parte da primi di cordata  tra cui una dozzina di 6b, sette 6c, un 6c+,  due 7a (Le Mythe del la Cavern primo 7a a vista di Emanuel e la celeberrima Trela, il 7° della grande grotta vinta da Paolo dopo un ardito assedio)!!!
Ma al di là delle prodigiose gesta della nostra campagna, Kalymnos offre itinerari per tutti i livelli e un tenore di vita paradisiaco: giretti panoramici in motorino per raggiungere le 64 falesie dell’isola, panorami mozzafiato sull’elegante isola di Telendos, brevi e profumati avvicinamenti, roccia fantastica, fresche birrette post arrampicata sulla spiaggia, bagni tonificanti e cenette in ristorantini dall’architettura bianco azzurra con pesce fresco e agnello selvatico!!!
Il tutto condito dalla gentile e riservata generosità greca!
Grazie Emanuel e Paolo della bellissima esperienza vissuta assieme!!!"
 Ora chiediamo a Paolo le sue impressioni....
"Mi è sempre piaciuta l’idea di arrampicare in un ambiente “diverso” dai soliti. Mi hanno molto colpito oltre alla bellezza dell’ambiente, la presenza di scalatori da tutto il mondo e il numero di vie disponibili (si parla al momento di più di 1700 tiri attrezzati, ovunque ti giri vedi la possibilità di scalare su itinerari sia mono-tiro sia multi-tiro)". 

E di Tommaso che dite??
"Tommaso è stato super da tutti i punti di vista (simpatia, preparazione, disponibilità); lo raccomanderei a tutti come accompagnatore. Anche Emanuel e famiglia sono stati unici (di compagnia, sempre solari, accomodanti e divertenti)"

Hai capito Tom?? E ora gustiamoci qualche foto....giusto per farci venire voglia di...roccia o mare?! 

martedì 5 giugno 2012

Quo vadis (Sass dla Crusc): intervista a Nicola Tondini


Tre mesi, 13 tiri di corda...Nicola Tondini e Ingo Irsara hanno compiuto così la loro impresa sulla spettacolare parete ovest del Sass dla Crusc (Dolomiti). Era l'estate del 2010. Dopo un anno, tra settembre e ottobre 2011, hanno liberato la via. Il suo nome è Quo Vadis. 


Cosa rappresenta per te Quo vadis?

Direi che rappresenta tanto, sotto molti aspetti. È la via in cui ho portato al limite tutte le mie esperienze di apertura di vie nuove.
È una via che per le difficoltà potrebbe posizionarsi tra quelle “sportive” di alta difficoltà. Con “sportive”, intendo vie con protezioni distanti che obbligano all’arrampicata libera, ma super sicure. Quo Vadis ha le alte difficoltà, ma gli manca la connotazione “sportiva”: le protezioni sono distanti e richiedono molti passi obbligatori (o riesci a passare arrampicando e si fallisce), ma sono per più del 90% tradizionali. Le protezioni (friends e chiodi) sono state posizionate utilizzando le fessure naturali delle roccia. Ci sono solo due sezioni ben protette: una di 10m sul 10° tiro e una di 7m sull’ultimo. Questo richiede, quindi, una preparazione alpinistica notevole.
È una linea superba. Quando si guarda la parete del Sass dla Crusc, lo sguardo cade sul grande tetto a 7, situato nella parte bassa delle parete, e sulle rigole nere che vanno a morire sulle numerose pance gialle della parte alta. L’alpinista, sposta poi quello sguardo alla ricerca di qualcosa di meno repulsivo. Ma quella linea gli rimane impressa in testa. Così è stato per me e Ingo. È da tantissimi anni che la vedevamo, ed è un sogno ora essere riusciti a percorrerla. 

Perché avete seguito uno stile di apertura così “severo”, come lo hai definito tu stesso?

Lo stile si deve adattare alla parete su cui ti trovi. Sul Sass dla Crusc corrono vie aperte da fortissimi alpinisti, che hanno lasciato un grosso segno. La nostra via non poteva che seguire questa tradizione. Dovevano salirla in apertura assolutamente in arrampicata libera e utilizzando il più possibile quello che offriva al roccia per proteggersi. L’utilizzo dei tasselli messi con il trapano è stato limitato al minino. Di tratti ben protetti, che si possono definire “sportivi”, non ci sono che una quindicina di metri. Inoltre volevo vedere se riuscivamo ad abbinare le alte difficoltà delle vie aperte sul Monte Cimo in Val d’adige, con le protezioni tradizionali, tipiche delle Dolomiti.

Quo vadis è la terza via che hai aperto su questa parete. Perché questo legame con il Sass dla Crusc?

È una parete che mi piace tantissimo. Lo zoccolo di 300m, che la tiene lontano dalle grandi folle, la rende ancor più selvaggia e attraente. È poi impagabile la bellezza del sole che tramonta all’orizzonte, investendo tutta la parete di rosso. Davanti non c’è niente: solo i prati e boschi della val badia. È un balcone con vista sulle Dolomiti e sulle montagne innevate a confine con l’Austria. Nelle innumerevoli giornate passate su questa parete ho potuto godere dei colori di tutte le stagioni e imprimere nei miei ricordi moltissimi panorami.

Ci sono ancora linee inesplorate che ti piacerebbe salire su questa parete?

Qualcosa sì. Ma per ora voglio dedicarmi ad altre due grandi pareti delle Dolomiti… ma so già che prima o poi tornerò ancora al Sass dla Crusc.

Con Ingo è la tua seconda esperienza nell’apertura di una via: quanto conta per te il compagno di cordata?

Il compagno di cordata è fondamentale, soprattutto quando si apre una via nuova di questa portata. Per una via così impegnativa su tutti gli aspetti, la tranquillità, l’entusiasmo e la dimestichezza di Ingo in questi luoghi sono state fondamentali. 

Qui di seguito le foto dell'apertura nel 2010:

E le foto della libera, nel 2011:

E per finire...: 

venerdì 1 giugno 2012

La Montagna dello Spirito secondo Luca...


Abbiamo seguito con grande attenzione e apprensione l'evolversi della recente spedizione sul Manaslu. Finalmente  oggi possiamo chiedere a Luca, guida alpina e membro della spedizione, di raccontarci la sua esperienza personale, le sue prime impressioni, sulla Montagna dello Spirito.

Luca, avevi già esperienze di questo tipo alle spalle?
Da qualche anno, dopo varie esperienze su montagne di 6/7000 metri, mi sono innamorato dell’alta montagna, dei suoi paesaggi, dell’aria rarefatta, che non ho resistito alla tentazione di partire per questa nuova avventura!
Ti sentivi pronto?
Per una salita del genere occorre una buona preparazione tecnica sulle Alpi e un’ottima preparazione fisica, da preparare (almeno per me) in modo sistematico nell’arco di un anno.

Perché proprio un Ottomila? Quale fascino può dare una montagna così alta?
“Alpinisticamente parlando”, tentare un Ottomila, è indubbiamente una bella impresa, quello che potrebbe essere per un arrampicatore sportivo il salire un 8a a vista!
Quello che cercavo sul Manaslu, e che fortunatamente ho trovato, andava ben al di là della semplice prestazione alpinistica. Volevo cercare la mia dimensione di alpinismo, prendere coscienza del mio corpo, dei miei limiti fisici e mentali, conoscere la cultura nepalese e la loro filosofia di vita. Queste sono le cose che tanto mi affascinano delle salite agli Ottomila.

Ma a quanto pare la salita a piedi non ti bastava….
Come per le altre spedizioni extraeuropee ho voluto portare con me gli sci, anche se ero l’unico del gruppo. Sapevo che non sarebbe stata una cosa facile scorazzarsi gli attrezzi sullo zaino per i 100 e passa chilometri di trekking. E durante l’ascensione alla cima ero pronto a questa fatica aggiuntiva per provare a raggiungere il mio scopo: salire un Ottomila senza ossigeno e portatori e scenderlo sciando!

Anche se non l’hai fatto dalla cima, comunque sei sceso da quota 7000mt. Come è stato?
Sono sceso dal Campo 3 al Campo base. Discesa entusiasmante, nell’unica finestra di bel tempo. Sono riuscito a sciare anche nei tratti più ripidi (45°), mentre i miei compagni si calavano in corda doppia. Un’esperienza bellissima!

Come è stato il lavoro di squadra durante la spedizione?
Convivere in spazi ristretti con un gruppo di 8 persone, per 35 giorni, non è sempre facile. Però come s’impara a conoscere se stessi, così s’impara a conoscere bene ogni singolo componente, nel bene e nel male. Dopo questa esperienza, sicuramente per la prossima spedizione fondamentale sarà la scelta accurata dei componenti del gruppo, per evitare spiacevoli sorprese.

Cima mancata o esperienza guadagnata?
E’ vero, non ho raggiuto la cima, ma sono comunque molto felice di questo viaggio. Credo di poter aggiungere un tassello importante alla mia esperienza alpinistica, ma ancor di più, alla mia esperienza di vita…
NAMASTE!

Qui di seguito alcune foto della spedizione....